A rischio gli obiettivi dell’Accordo sul clima di Parigi. Lo spiega un modello matematico

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Dei ricercatori italiani utilizzano un modello matematico per verificare la realizzabilità dell’accordo di Parigi. I risultati non sono incoraggianti

Gli accordi di Parigi potrebbero andare in fumo. L’obiettivo principale, ricordiamolo, era mantenere il riscaldamento globale al di sotto della soglia dei due gradi. Affinché ciò avvenga, le tecnologie di produzione di energia a bassa emissione di Co2 dovrebbero diffondersi su scala globale in un tempo circa dieci volte inferiore di quello osservato per la diffusione dei combustibili fossili nel secolo passato.

Lo spiega un modello matematico, riportato dall’Adnkronos, che riproduce l’evoluzione delle emissioni umane di Co2 e della temperatura globale dal 1875 a oggi. Secondo questo modello, se le tecnologie di produzione energetica a bassa emissione non saranno universalmente adottate in tutto il mondo entro 5-6 anni, il riscaldamento globale sarà inevitabilmente più elevato di quanto prefigurato a Parigi.

Il modello è stato sviluppato da una squadra di ricercatori italiani che vede tra i protagonisti l’italiano Marco Marani del Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale dell’Università di Padova. La teoria è stata inizialmente pubblicata sulla rivista scientifica “Earth’s Future”.

“Le nostre analisi su scala globale – spiega Marco Marani – dimostrano che le emissioni di Co2 pro-capite sono raddoppiate ogni 60 anni dopo l’inizio della prima Rivoluzione industriale. Tale dinamica ‘ritardata’, unitamente alla crescita della popolazione globale, ha dato luogo a una peculiare dinamica ‘intermittente’ delle emissioni globali nel secolo passato, caratterizzata da periodi di crescita relativamente rapida delle emissioni e da periodi di relativa stasi”.

Il modello mostra come “sia impossibile il raggiungimento degli obiettivi di Parigi se la diffusione globale di tecnologie ‘verdi’ di produzione dell’energia dovesse avvenire su scale temporali simili a quelle osservate in passato”.

“Di più – prosegue Marani – le nostre simulazioni mostrano che solo accelerando significativamente la diffusione delle nuove tecnologie, riducendo il tempo necessario alla loro adozione su scala globale di un dato ordine di grandezza (circa 6 anni) il riscaldamento globale potrebbe essere contenuto entro i 2 gradi, obiettivo proposto alla conferenza di Parigi”.

“Una così rapida diffusione tecnologica non ha però precedenti nella storia umana – sottolinea Marani – La ormai tenue possibilità di limitare i danni dovuti al riscaldamento globale rimarrà dunque concreta soltanto se si andrà ben oltre le ordinarie misure di incentivazione delle nuove tecnologie di produzione energetica. Queste – conclude – dovranno essere rapidamente adottate su scala globale attraverso azioni politico-economiche radicalmente nuove e incisive, se si vorranno evitare i danni peggiori al sistema climatico e alle nostre società”.

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Cop21, Global warming, parigi, Surriscaldamento globale

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