Molti italiani mangiano cibi scaduti: non fanno caso alle etichette

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La Coldiretti lancia l’allarme: mangiamo molti cibi scaduti

Sappiamo leggere le etichette dei cibi che compriamo quando facciamo la spesa? Non molto bene, secondo una recente indagine.

Anche per questo alcuni di noi mangiano cibi scaduti. Lo rivela un’analisi condotta da Coldiretti sulla base dei dati di Eurobarometro.

Non tutti fanno caso alla differenza che c’è tra la dicitura ‘da consumarsi preferibilmente entro il…’ e ‘da consumarsi entro’.

Quest’ultima è la data termine per consumare un prodotto e oltre quella data non può essere messo in commercio.  Ignorare la data di scadenza può essere pericoloso per la salute dei consumatori. Spesso si tratta infatti di prodotti preconfezionati e facilmente deperibili come il latte fresco, che dura meno di una settimana o le uova, che durano meno di un mese.

La dicitura ‘da consumarsi preferibilmente entro’, spiega Coldiretti, indica invece la data fino alla quale il prodotto alimentare conserva le sue proprietà organolettiche e gustative, o nutrizionali specifiche in adeguate condizioni di conservazione, senza con questo comportare rischi per la salute in caso di superamento seppur limitato della stessa. Si sottolinea però che tanto più ci si allontana dalla data di superamento del tmc, tanto più vengono a mancare i requisiti di qualità del prodotto.

Secondo lo studio, nell’ultimo anno più della metà degli italiani ha mangiato del cibo scaduto: solo il 32% li getta, mentre l’11% valuta in base al tipo di alimento.

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