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Alghe “sosia” indagheranno sui fondali marini

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Ad analizzare i fondali colpiti dai cambiamenti climatici, alghe 3D

Per restaurare gli ecosistemi compromessi dal cambiamento climatico, sono state sviluppate alghe artificiali. Di questo parla lo studio intitolato “Will coralline algae reef mitigate climate change effects on associated fauna?”, condotto da ENEA con l’Università di Portsmouth e il CNR.

Le alghe in questione sono state stampate in 3D e collocate sui fondali della Baia di Santa Teresa (La Spezia). Si tratta di 60 unità simili all’alga corallina E. elongata. Queste sono state poi analizzate attraverso snorkeling, “night lab” (cioè monitoraggi di parametri chimico-fisici per 24h in continuo sul reef), campionamenti e analisi al microscopio, con l’obiettivo di valutare l’idoneità alla colonizzazione da parte di organismi marini.

A 5 mesi dall’inizio del progetto, sui fondali era sopravvissuto il 42% delle alghe e la fauna era paragonabile a quella delle alghe naturali. I ricercatori hanno inoltre registrato due eventi di heat wave, ondate di calore con picchi superiori a 26° e temperature medie oltre i 24°, che testimoniano l’attuarsi di eventi anomali di riscaldamento climatico in atto.

“Quest’alga corallina è considerata un ‘ingegnere’ ecosistemico. Oltre ad essere promotore di biodiversità e produttore di ‘carbonio’ pulito, il cosiddetto carbonio blu, che si produce attraverso il processo di fotosintesi, è di enorme importanza per la vita e la sopravvivenza di molti organismi, vegetali ed animali”, ha dichiarato Chiara Lombardi del Dipartimento Sostenibilità dei Sistemi Produttivi e Territoriali dell’ENEA.

Questa alga ha una struttura a base di carbonato di calcio e fronde erette ma flessibili. E’ in grado di crescere sia su substrati rocciosi naturali che artificiali e di sopportare periodi fuori dall’acqua (per esempio causati dall’abbassamento di marea), ma anche forti variazioni di temperatura, salinità e pH.

“Le alghe coralline che formano reef appartengono a un gruppo di organismi che svolge un ruolo importante nel ‘tamponare’ la diminuzione del pH, creando un micro ambiente che potrebbe aiutare alcune specie a resistere al cambiamento climatico. In pratica quando le acque diventano più ‘acide’, questi reef corallini, attraverso la fotosintesi e dissolvendosi lentamente, aumentano il pH proteggendo gli organismi che vivono all’interno.” ha spiegato Federica Ragazzola dell’Università di Portsmouth.

I primi dati raccolti dal progetto, finanziato dalla Royal Society (International Exchange Grant RS-CNR), sono stati presentati da Matteo Nannini, tesista ENEA, premiato come migliore speed talk al convegno della rete LTER “La Rete LTER-Italia verso una infrastruttura aperta e sostenibile”.

Eccolo.

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alghe, cambiamento climatico, clima

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