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Un test per diagnosticare l’autismo

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Un grande passo in avanti nelle scansioni celebrali aiuta a prevedere se i bambini svilupperanno un disturbo dello spettro autistico

Uno studio pubblicato su Science Transitional Medicine ha rivelato un test che i medici possono usare per prevedere se i bambini svilupperanno disturbi dello spettro autistico dall’età di due; con un tasso di successo sorprendente, oltretutto: del 96%. Il test utilizza una combinazione delle immagini provenienti dalla risonanza magnetica funzionale (MRI) con gli algoritmi di apprendimento automatico.

Lo studio ha preso le scansioni cerebrali di 59 fratelli e sorelle di bambini affetti da varie forme di autismo – e che hanno quindi una probabilità di 20 volte maggiore della media di sviluppare a loro volta la malattia – e hanno registrato l’attività di 230 regioni del cervello dei bambini quando avevano sei mesi di età, per un importo totale di 26.335 connessioni neurali.

Quando i bambini avevano due anni, gli scienziati hanno condotto un’analisi comportamentale che ha indicato che 11 di quei bambini avevano sviluppato sintomi autistici. Utilizzando questi dati, i ricercatori hanno studiato un metodo di apprendimento automatico che ha permesso di avere un algoritmo per la ricerca di pattern unici nel cervello dei bambini autistici quando avevano sei mesi. Hanno quindi trovato un algoritmo in grado di analizzare di nuovo le scansioni dei sei mesi di età e hanno identificato correttamente 9 degli 11 bambini che avevano realmente sviluppato l’autismo.

Il metodo è stato applaudito per la sua natura non invasiva, per la sua capacità di identificare l’autismo da una sola scansione e per il potenziale creato riguardo alla prevenzione – sapere così presto che la malattia si svilupperà dà modo di agire precocemente.

Apprendimento automatico e intelligenza artificiale stanno diventando sempre più abili nel settore diagnostico di assistenza sanitaria, grazie alla loro capacità di analizzare grandi quantità di dati in modo più rapido rispetto agli umani. Andando avanti così potrebbero davvero rivoluzionare l’assistenza sanitaria.

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autismo, ricerca, salute

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