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E se Chernobyl diventasse un parco solare?

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L’Ucraina vuole trasformare la centrale nucleare più tristemente nota al mondo in un generatore di energia rinnovabile

Il luogo del disastro nucleare di Chernobyl è rimasto quasi totalmente abbandonato, se non fosse per gli operai che ancora si occupano del risanamento della centrale (che nel 1986 fu sede di disastro nucleare gravissimo) e di qualche abitante che ha deciso di tornare, non ci sarebbe nessuno, anche perché il livello radioattivo presente nella zona è ancora altissimo. È questo il contesto di pericolo in cui si inserisce la proposta del governo dell’Ucraina che sta iniziando a suggerire un nuovo impiego per la zona: un parco solare tentacolare che potrebbe produrre quasi un terzo della quantità di elettricità che veniva generata dalla centrale nucleare al suo apice. 

In una presentazione del progetto che è stata proposta a un certo numero di banche per cercare finanziamenti, il governo ha incluso, oltre alla produzione di energia solare fotovoltaica, anche il biogas e il calore – si potrebbe arrivare a più di 1.000 MW di solare e 400 MW di altre fonti energetiche rinnovabili.

Attualmente, la zona di alienazione di Chernobyl si estende per 1.000 chilometri quadrati e l’Ucraina si vorrebbe organizzare per trasformare più di 6.000 ettari in una fattoria di energia rinnovabile. D’altra parte, il terreno contaminato è troppo pericoloso per viverci e non è nemmeno idoneo per l’agricoltura, quindi questa possibilità di trasformazione non solo è buona, ma è anche un grande segnale per lo sviluppo delle rinnovabili – infatti, a differenza delle tante altre proposte che sono state fatte nei 30 anni che sono passati dal disastro, questa sta avendo davvero molti appoggi.

Sembra quindi molto probabile che il piano per il parco solare di 4 GW vada a buon fine, anche perché la European Banck for Reconstruction e Development (EBRD) – che aveva già investito 500 milioni di dollari per sigillare il reattore nucleare distrutto con una tettoia in acciaio – si è detta disponibile a nuovi investimenti.

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